L’Educazione e la Bolkestein

 

 

L'impianto complessivo della direttiva Bolkestein si basa sulla privatizzazione indiscriminata e priva di una regolamentazione adeguata di tutti i servizi. L’educazione intesa come sistema  di formazione generale non sembra rientrare nella direttiva, cioè nel concetto di “servizio”. Restano però aperte le domande sul sistema della formazione professionale, soprattutto per ciò che concerne il sistema degli “accreditamenti” degli enti di formazione professionale, i quali espletano una funzione di “servizio” (secondo la direttiva Bolkestein) Essa coinvolge anche quei servizi che tecnicamente non fanno direttamente parte dell’educazione, ma che ad essa sono correlati, quali i servizi relativi alle biblioteche, connessi alla ricerca, alla valutazione degli esiti e alle risorse educative, di supporto alle istituzioni scolastiche (pulizia, manutenzione, mensa, amministrazione).

Per la scuola viene così a cadere il principio universale del diritto all’accesso a servizi fondamentali di cittadinanza, come l’educazione.

Tutte le conquiste sociali maturate in Europa negli anni ‘60 e ‘70 sono a rischio, dalla sanità alla cultura, ai servizi ambientali, alla scuola.

In tal modo  l’Europa mette a repentaglio  i propri livelli di vita e di coesione sociale.

A noi non resta che riaffermare i principi della Piattaforma mondiale di lotta adottata dal terzo Forum Mondiale dell'Educazione nel 2004.

 

1.     L’educazione è una priorità e un diritto umano inalienabile che influenza la vita intera di una persona.

2.     Tale diritto è essenziale per avere accesso ad altri diritti, per la costruzione di valori basati sulla solidarietà, per l’emancipazione e per l’esercizio di cittadinanza.

3.     Le politiche pubbliche devono assicurare la realizzazione di tali diritti.

4.     E’ dovere dello Stato garantire in modo universale e gratuito, senza discriminazioni né esclusioni, il pieno diritto ad un’educazione pubblica emancipatrice a tutti i livelli e in tutte le sue modalità.

 

Per tali ragioni siamo contro le politiche europee neoliberiste dell’educazione, contro la subordinazione dell’educazione alle necessità del mercato.

Contro quei programmi che portano la maggioranza delle persone ad essere private del pieno accesso alla cultura.

Per quanto riguarda l’Italia la  destrutturazione della scuola avviata con la riforma Moratti, non può che allarmarci ancora di più.

I cittadini non saranno più posti in condizioni di impossessarsi di quel sapere critico che rende gli uomini capaci di interagire  con il mondo . Al contrario, si afferma una concezione di cultura tutta appiattita sulle competenze operative: si propone un sapere che non ha più alcun valore in sé stesso ma che è finalizzato unicamente ad un’operatività tanto generica quanto svuotata di contenuti apprezzabili.

La subordinazione della cultura alle competenze  non è altro che la rinuncia ad una qualsiasi autonomia del sapere rispetto all’economia, dell’individuo rispetto al mercato.

Si sono da anni poste le premesse, (e su questo il centro-sinistra ha le sue belle responsabilità), per trasformare la scuola italiana in merce da offrire al mercato.

Il considerare la scuola pubblica come un servizio e non come l’elemento basilare di formazione e di educazione dei cittadini, come uno degli elementi essenziali di indirizzo di uno Stato,  non può che offrirci un futuro di miseria culturale.

 

 Cobas-scuola  PESCARA