A PROPOSITO DEL DOCUMENTO PROGRAMMATICO DELLA MORATTI

 

Il breve commento che segue vuole essere un iniziale contributo al dibattito, che ci auguriamo si avvii nelle scuole, sul futuro della scuola pubblica, consapevoli dell'accelerazione che stanno subendo i processi di privatizzazione dell'istruzione avviati da Berlinguer e che potrebbero concretizzarsi con contratti di lavoro non più nazionali, ma regionali, con la subordinazione della libertà d'insegnamento agli interessi delle famiglie e del “territorio” col rischio di trasformare gran parte dell'istruzione in addestramento professionale.

 

Sin dalle prime righe del documento sulle linee programmatiche esposte dal ministro Moratti, si riconosce lo spirito imprenditoriale ed aziendalista che condizionerà la politica scolastica del Governo liberista.di centro-destra.

Il ministro mette subito in evidenza il rischio di marginalizzazione dell'Italia rispetto ai partners europei, poiché il "capitale umano" della scuola italiana, fatto di docenti e discenti, è "a bassa produttività"; incapace cioè di rispondere adeguatamente alle aspettative del mondo del lavoro, e dunque, incapace di produrre reddito, capacità di sviluppo economico e crescita del benessere. La formazione professionale, l'uso delle tecnologie, la ricerca, sono elementi indispensabili per mantenere il sistema economico competitivo, dice la Moratti, e i dati OCSE sulla formazione, mettono il nostro paese tra gli ultimi, evidenziando il fallimento del nostro sistema scolastico cui, in parte, ha contribuito la scarsa professionalità dei docenti che non hanno saputo fornire agli alunni un'adeguata formazione necessaria allo sviluppo tecnologico e produttivo del paese.

Il linguaggio dell'imprenditrice Moratti, decisa a rendere produttiva questa moribonda "azienda-scuola", cambia toni e rotta, entrando nello specifico con parole e stereotipi ampiamente utilizzati nella cosiddetta "scuola delle competenze" cara ad intellettuali e pedagogisti alla Vertecchi, affermando che: "bisogna consentire ai giovani di sapere, saper fare, saper esser”, e rivolgendosi poi alle famiglie s'impegna a garantir loro la libertà di scelta della scuola perché lo Stato non deve essere "l’unico promotore del valore del capitale umano". D'altra parte, nel suo programma elettorale la destra s'era impegnata a garantire l'applicazione della legge di parità, varata dall'Ulivo con il silenzio complice dei sindacati concertativi che ha subito prodotto iniqui provvedimenti come il punteggio intero per il servizio svolto nelle scuole private, l'accorpamento della 3 e 4 fascia delle graduatorie permanenti e, tra breve, lo smantellamento delle commissioni miste all'Esame di Stato, garantendo così gli esiti finali ad alunni la cui certa capacita è quella di poter pagare le salatissime rette dei diplomifici e delle scuole confessionali.

Il progetto del Governo si baserà sui principi fondamentali della solidarietà e dell'eccellenza, tentando di coniugare equità e competizione, valori di giustizia sociale e valori di merito, garantendo così il diritto allo studio a molti e il diritto all'eccellenza a pochi, predisponendo percorsi differenziati secondo il censo, secondo “vincoli di risultato" capacità e aspirazioni: un percorso presso centri regionali, privati o pubblici, di formazione professionale rivolto a chi non ha i mezzi economici e gli stimoli e supporti culturali forti; ed un percorso scolastico, magari con curricula di elevatà qualità e con eventuali specializzazioni, che consentiranno solo agli eccellenti, di poter accedere alla altamente selettiva università.

All'insegna del federalismo, e del bisogno di sburocratizzare la scuola, si accentua l'autonomia delle singole istituzioni scolastiche, le quali però non possono essere autoreferenziali, ma rispondenti alle esigenze degli studenti, delle famiglie e a standard di produttività. Si predisporrà un servizio nazionale di valutazione del funzionamento delle scuole, dei livelli d'apprendimento degli studenti e della qualità del "prodotto formativo". I docenti, a cui si contestano comportamenti incompatibili con la funzione educativa, di natura impiegatizia non professionale (assenteismo? scarso rendimento?) che la Moratti intende eliminare, dovranno adeguarsi a codici deontologici flessibili, cioè, una serie di norme, predisposte insieme alle associazioni delle famiglie e ai sindacati, che ogni scuola potrà attuare nei confronti di docenti "indesiderati" ai genitori o al territorio, un chiaro attacco alla libertà d'insegnamento.

Per valorizzare la funzione docente il nuovo contratto prevederà incentivi per chi avrà compiti diversi e impegni orari maggiori.